Cos'è la musica tricordale?

La musica tricordale si avvale della "tecnica tricordale" inventata dal M.° Francesco Valdambrini. Si tratta di una nuova organizzazione delle note destinate alla composizione musicale, che si basa sul "Tricordo Bìtono" (accentuare la lettera ì della parola), in quanto formato da tre note affiancate della scala temperata a distanza teorica di un tono intero l'una dall'altra, quindi due toni interi, ad esempio: La, Sol, Fa, e senza alcuna successione di semitono.
Questa piccola unità di tre note ricorda volutamente e storicamente il "Tetracordo" dell'antica Grecia, laddove l'unità di base dell'organizzazione dei suoni si avvaleva di quattro note anzichè tre come nella tecnica tricordale.

Attraverso lunghe riflessioni sulla qualità e peso delle note usate per dar vita ai suoni delle composizioni, e sulla eventualmente ormai raggiunta, eccessiva limitatezza dell'ambito d'ottava entro il quale hanno vissuto in passato tutte le tecniche compositive che si sono avvalse della scala temperata, comprese quelle di natura totalcromatica, Francesco Valdambrini matura la decisione d'inaugurare l'organizzazione tricordale, in un momento, infatti, in cui i 12 suoni (pantonali si dovrebbe dire con Schönberg) si affiancano e sovrappongono con la più assoluta eguaglianza di peso e dignità, senza la benchè minima preponderanza di uno su di un altro, dando vita con la "musica atonale, dodecafonica, strutturalista, ecc..." ad una grande ricchezza di opere totalcromatiche, composizioni cioè che propongono all'orecchio l'udito ed il gusto della presenza pressocché costante di tutti i 12 suoni.

La spinta verso l'ideazione del sistema "tricordale" nasce allora dal voler reagire all'invecchiamento dell'udito "totalcromatico" che rischierebbe sempre più un grigiore amorfo con l'insistenza costante dell'uguaglianza di peso e di qualità dei dodici suoni e sulla limitatezza quantitativa del loro numero, cioé a dire: solo 12 note.
Nella prima composizione di largo respiro che applica la tecnica tricordale: "Sonanza Infinita, Ritrovato tricordale per pianoforte solo in un unico Risuono di 50 minuti circa" del 1990 Valdambrini procede usando esclusivamente tricordi in più modi: le note dei piccoli tricordi si possono ripetere, non c'è divieto alcuno di fare ottave, si possono sovraporre, essere usati liberamente o essere concatenati sistematicamente finchè si ritrova la situazione di partenza. Agganciando per esempio i tricordi nella stessa direzione teorica (tutti verso l'acuto o tutti versi il grave) sempre con un semitono (intervallo, che nel tricordo stesso manca), si ottiene una concatenazione di 12 tricordi, ovvero 36 note, per le quali l'ambito d'ottava non ha più alcun significato. Per esempio: Mi Re Do, Si La Sol, Fa#, Mi Re, Do# Si La, Sol#, Fa#, Mi, Re#, Do# Si, Sib, Lab, Solb, Fa, Mib, eb, Do, Sib, Lab, Sol, Fa, Mib, Re, Do, Sib, La, Sol, Fa, 36 note, e quindi si ricomincia da capo: Mi Re Do ecc. (Nell'appena citato esempio musicale viene usato proprio questo tipo di concatenazione).

Un'altra possibilità è una concatenazione di 72 note ottenuta con l'affiancamento dei tricordi nella medesima direzione una volta a distanza di semitono e una volta a distanza di tono intero. Ad esempio: La sol fa, Mi re do, Si bemolle la bemolle sol bemolle, Fa mi bemolle re bemolle, Si la sol, Fa diesis mi re, Do si bemolle la bemolle, ecc... in tutto 24 tricordi pari a 72 note.

Oppure si può fare una breve concatenazione di quattro tricordi affiancati o forse meglio agganciati tramite la retrocessione di un semitono. Esempio: Do si bemolle la bemolle, La sol fa, fa diesis mi re, Re diesis do diesis si. Una concatenazione pari a 12 note.

L'applicazione pratica delle note di queste concatenazioni ai fini compositivi non prevede alcun obbligo, come ad esempio quello dodecafonico, di rispettarne l'ordine di successione; così come qualsiasi ripetizione, moltiplicazione della medesima nota a qualsiasi livello è assolutamente praticata.
Nelle concatenazioni Valdambrini predilige l'accorpamento due a due dei tricordi in una sorta di esacordi tricordali all'interno dei quali le note vengono riccamente permutate con dovizia di simmetrie e asimmetrie.
Il risultato acustico dell'uso della concatenazione di 36 note, quella prediletta nella "Sonanza Infinita" ad esempio, crea una forte sensazione del ruotare aereo dei suoni, i quali acquisiscono sempre nuova freschezza ad ogni proporsi del successivo gruppo di sei note degli esacordi tricordali. La sensazione di un costante ruotare all'infinito delle realtà melodiche ed armoniche dovuto al largo spazio temporale necessario al succedersi di tutte le 36 note, prima del riproporsi della medesima situazione tricordale, sollecita quasi d'istinto l'uso (la creazione) di realtà fraseologiche anch'esse più larghe del consueto, che meglio si prestano ad essere messe, per così dire, in orbita a ripetere molte volte la loro identità ritmica, (anche di dieci battute, vedi il secondo esempio) con molteplici scambi di registro intervallare: acuto- grave, come sesta maggiore - tredicesima maggiore verso l'acuto; terza minore - decima minore verso il basso; identità fraseologiche vestite e rivestite dai suoni tricordali continuamente rinnovantisi.


Nella situazione qui descritta i suoni rispettivi alle note dei tricordi aquistano nuova qualità, nuova caratterizzazione acustica, nuovo peso personale in quanto dotati di una nuova ricchezza posizionale, riscontrabile in primis all'interno del tricordo stesso: un "do" del tricordo Do re mi è diverso dal "do" del tricordo Si bemolle do re, ed è diverso da quello del tricordo La bemolle si bemolle do. Inoltre il gioco di queste tre diverse posizioni si propone e si gioca in altre molteplici posizioni numeriche, all'interno delle differenti concatenazioni di 36, 72, 12 note e nei diversi rapporti derivati dall'applicazione libera dei tricordi; ed ancora nelle eventuali situazioni contrappuntate ed agglomerate di melodie ed armonie tricordali.
In tal senso il gusto tricordale, l'udito tricordale si caratterizza grazie alla nuova qualità, colorazione, pesantezza concessa dal sistema ad ogni singola nota.

La musica totalcromatica parte da una concezione insiemistica delle 12 note esistenti all'interno di un intervallo d'ottava. La musica tricordale parte da una concezione insiemistica di sole tre note che creandosi, proponendosi e riproponendosi in una vastissima gamma di posizioni, trascende le limitazioni degli "ambiti d'ottava", trascende la necessità dell'uguaglianza gerarchica dei 12 suoni necessaria al totalcromatico, riorganizza differenziazioni caratteriali dei suoni, ripropone rapporti intervallari melodici ed armonici che trascendono i concetti di consonanza e dissonanza ed inaugurano la "Sonanza Pura" come armonioso risuono che non conosce ragioni programmatiche per attriti ed asperrità provocatorie o beatitudini garantiste.

Le fin qui descritte caratteristiche della "Tecnica Tricordale" si ripropongono con le medesime risultanze comunicative nella musica vocale di Valdambrini, ad esempio nei "Bolius Lieder" per voce e pianoforte, nel "Salmo Secondo" per coro misto, archi e percussione. In quest'ultima composizione, anch'essa di largo respiro, come nel "Ludus Danieli" piuttosto che nella grande "Sonanza Infinita d'Orchestra", composizione nuova e non orchestrazione della "Sonanza Infinita" per pianoforte, l'autore, compositore propone e ripropone una scansione fraseologica inconsueta, a lui molto cara, che molto bene realizza il desiderato allargarsi in più ampi respiri del fraseggiare melodico e cioè: il Tempo ventisette ottavi.
Come il numero tre è alla base del sistema tricordale, egualmente il numero tre è alla base dei ventisette ottavi di questo ritmo, cioè a dire nove volte gruppi di tre ottavi, organizzati ulteriormente in tre gruppi di nove ottavi, ciascuno dei quali ragruppa tre volte tre ottavi. Pertanto un grande movimento di "Tempo in tre", suddiviso in tre e suddiviso ulteriormente in tre, il che, se si vuole, consente di parlare di un "Tempo Perfetto" con "Prolatio Perfetta" e "Subprolatio Perfetta".
La concomitanza delle fraseologie molto ampie come il ventisette ottavi con la sonante e risonante spesso ruotante armonia e melodia tricordale crea sensazioni rituali che coinvolgono esecutori ed ascoltatori in una sorta di celebrazione del mistero dell'infinito, nel suono senza fine.
I compositori di musica tricordale, ormai un certo numero, formano insieme al loro maestro la nuova "Scuola Tricordale", in cui ognuno si cimenta nella ricerca creativa di sempre nuove densità e distensioni armoniche e melodiche: dal "Cluster tricordale" alla purezza del tricordo singolo; con spessori, gradazioni e costruzioni molto diverse a seconda delle esigenze poetiche di ogni autore.